Cara Paola, non posso che condividere quanto hai detto sull’ortografia e la grammatica.
Purtroppo non ho più trovato il libro e non posso giudicare quanto sia sgrammaticato. Il fiume di fiele concerneva piuttosto il contenuto. A parte squarcio (opinabile) e schiantare (doloroso), non ho elementi per giudicare.
Elisa Gentile, molto probabilmente, non aveva la minima intenzione di scrivere della letteratura destinata alle antologie.
Voleva divertire, voleva far sognare chi non potrà mai scoprire personalmente la differenza fra college e high school.
Voleva servire chi desidera solo divertirsi leggendo, immaginare di partecipare, sognare o quanto altro, senza affaticare la mente, come guardando uno spettacolo televisivo.
Elisa Gentile li ha serviti, anche bene. Ha voluto scrivere anche lei la sua trilogia come E. L. James. Ci è riuscita e ha avuto successo. Tanto di cappello, sono sinceramente contento per lei. Non pensava di certo ad essere accomunata alla Deledda solo perché ha usato la parola squarcio nella stessa accezione.
Le scuole non le chiudiamo di certo, perché Elisa Gentile probabilmente ha imparato da qualche parte come costruire le sequenze e mantenere l’attenzione dei suoi lettori. Nella sua nuova carriera di scrittrice meritatamente affermata avrà bisogno di editor e avvocati, tutta gente che ha usato le scuole.
Forse Elisa Gentile ha anche frequentato un college e sa anche di non sapere come vive veramente l’alta società di New York, ma non le importa un bel niente (dovrebbe forse essere importante per la cultura?) perché a scuola ha imparato cosa vuol dire finzione o fiction, visto che siamo a New York. Sa quanto è irrilevante e quanto invece conta veramente per piacere ai lettori ed è stata ricompensata. Ribadisco i miei complimenti e riaffermo la mia teoria sull’invidia.
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Di: L.K. Brass
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